SDI Online: Shalit e gli altri: la vita e le sofferenze degli ostaggi che sono tornati
Gilad Shalit, ex ostaggio d’Israele, fa i conti con i sensi di colpa e l’ostilità del suo Paese.
In Israele ci sono oltre 1.500 persone sopravvissute al rapimento di Hamas, Hezbollah, siriani ed egiziani. Molte di queste persone combattono per ricostruirsi una vita normale e affrontano il trauma dell’esperienza vissuta.
Shalit, famoso per essere stato un ostaggio di Hamas per cinque anni, è rimasto nuovamente nell’ombra dopo il suo rilascio nel 2011. Nonostante la sua liberazione, Shalit è ancora tormentato dai sensi di colpa e dalla mancanza di supporto da parte del suo Paese.
L’accordo per il suo rilascio è stato considerato il peggiore nella storia d’Israele. Molti cittadini hanno criticato il governo per aver concesso la liberazione di oltre 1.000 prigionieri palestinesi in cambio di un solo ostaggio. Questa decisione ha portato a un sentimento di ostilità verso Shalit da parte di alcuni settori della società israeliana.
Essere un ex ostaggio di guerra è un’esperienza traumatica che spesso provoca disturbi post-traumatici da stress. Molti ex ostaggi faticano a superare l’esperienza e affrontano problemi di salute mentale.
Il problema degli ex ostaggi di guerra non è limitato a Israele, ma è comune a molte nazioni coinvolte in conflitti. La serie tv israeliana “Hatufim” ha rotto il tabù degli ex ostaggi di guerra, sollevando il dibattito sulla colpa e il trauma che accompagnano questa esperienza.
Alcuni ex ostaggi provano rabbia verso il governo per averli abbandonati durante il rapimento. Queste stesse domande tormentavano gli ostaggi di guerra di cinquant’anni fa, e ancora oggi tormentano gli ostaggi di oggi.
È importante fornire supporto e assistenza a coloro che hanno vissuto l’orrore di un rapimento. Dobbiamo essere consapevoli del loro dolore e delle difficoltà che devono affrontare nel tentativo di ricostruire una vita normale dopo l’esperienza terribile che hanno vissuto.