SDI Online: Nassiriya ventanni dopo, Pietro Sini: «La strage si poteva evitare»
Pietro Sini, un ex vicebrigadiere dei carabinieri in congedo, vive ogni giorno il ricordo della tragedia di Nassiriya, avvenuta il 12 novembre 2003. Secondo Sini, quella strage poteva essere evitata e l’allarme era stato sottovalutato, tanto che è stato considerato una “mela marcia”. Nonostante ciò, Sini non ha mai ricevuto supporto o riconoscimenti dai vertici dell’Arma dei carabinieri e non è mai stato invitato alle manifestazioni ufficiali.
Per protestare contro questo trattamento, Sini ha deciso di restituire la medaglia della presidenza della Repubblica che gli era stata conferita come vittima del terrorismo. Nonostante tutto, continua a difendere la sua verità e a cercare giustizia per i caduti di Nassiriya. Durante l’attacco, Sini ha compiuto atti di eroismo, salvando colleghi feriti e mettendo in salvo le vittime tra corpi dilaniati.
Sini ritiene che l’Arma dei carabinieri dovrebbe avvicinarsi di più ai propri militari e sostenerli nel loro dovere. Non cerca riconoscimenti o elogi, ma vorrebbe essere sostenuto moralmente nell’affrontare le conseguenze dell’attacco a Nassiriya. Ancora oggi, vive con l’amarezza di essere stato lasciato solo a fare i conti con gli orrori della guerra.
Guardando le immagini dei conflitti attuali, Sini si ritrova a rivivere quelle terribili conseguenze e si sente abbandonato. Nonostante tutto, guarda avanti con orgoglio ma ha ancora la sensazione di essere stato considerato un fastidio da Nassiriya, anziché un risultato umano da proteggere.
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