Lanno doro per le banche italiane, profitti superiori a 40 miliardi grazie alla Bce
Le banche italiane stanno facendo i conti in tasca in previsione di profitti record entro il 2023. Grazie all’aumento dei tassi di interesse della Banca centrale europea (Bce), si prevede che le banche italiane metteranno in cassaforte oltre 40 miliardi di euro entro la fine del 2023. Questo risultato sarebbe superiore del 70% rispetto agli utili registrati nel 2022 e quasi triplicherebbe i profitti degli ultimi cinque anni.
Secondo un’analisi condotta dalla Fabi, il principale sindacato delle banche italiane, le decisioni della Bce sono state determinanti per questa crescita dei profitti. Sebbene gli interessi pagati dalle banche ai depositanti aumentino lentamente, i tassi sui prestiti a tasso variabile aumentano automaticamente con i tassi della Bce. Questo comporta un aumento dei costi per le famiglie italiane che hanno mutui a tasso variabile.
Tuttavia, a differenza di altri paesi europei, in Italia il trasferimento dei benefici del rialzo dei tassi alla clientela avviene in modo più lento e limitato. Le banche italiane, nonostante l’introduzione della tassa sugli extraprofitti, hanno deciso di accantonare i loro profitti come riserva non distribuibile, evitando così di pagare l’imposta straordinaria prevista dalla legge.
Oltre al vantaggio economico, questa scelta delle banche italiane potrebbe anticipare rafforzamenti patrimoniali che potrebbero essere suggeriti o imposti dalle autorità di supervisione e vigilanza. Data la probabile futura deteriorazione del credito, questi rafforzamenti potrebbero essere necessari per garantire la solidità del sistema bancario italiano.
In conclusione, le banche italiane stanno affrontando un periodo di grandi profitti grazie all’aumento dei tassi della Bce. Tuttavia, il trasferimento di questi benefici alla clientela avviene in modo limitato, con un aumento dei costi per le famiglie italiane con mutui a tasso variabile. Le banche italiane hanno scelto di accantonare i loro profitti come riserva non distribuibile per evitare di pagare l’imposta straordinaria prevista dalla legge e potrebbero essere obbligate a effettuare rafforzamenti patrimoniali per tutelare la stabilità del sistema bancario italiano.
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