Israele, il «no» di Netanyahu alla tregua: «Le condizioni di Hamas? Deliranti» – SDI Online
Il premier israeliano, Benjamin Netanyahu, ha respinto gli appelli per una tregua immediata e uno scambio di prigionieri nella Striscia di Gaza. Nonostante le pressioni internazionali, Netanyahu ha ribadito l’intenzione di continuare l’offensiva militare. L’esercito israeliano si prepara ad entrare nella città di Rafah, nella Striscia di Gaza, per intensificare gli sforzi contro Hamas.
Inoltre, il governo israeliano ha discusso la possibilità di estendere la leva obbligatoria per quattro mesi, al fine di sostenere le operazioni militari in corso. Lo Stato Maggiore israeliano ha ritenuto necessario avere risorse umane aggiuntive per garantire il successo dell’offensiva.
Dall’altra parte, Hamas ha invocato un cessate il fuoco di 135 giorni, chiedendo il ritiro delle truppe israeliane come condizione per un accordo. Il segretario di Stato americano, Antony Blinken, ha ammesso che le richieste di Hamas sono difficili da soddisfare, ma ha ribadito l’impegno degli Stati Uniti nel cercare una soluzione pacifica.
Nel frattempo, una delegazione di Hamas si sta preparando a tornare al Cairo per discutere di una possibile intesa. L’obiettivo è trovare una soluzione che ponga fine al conflitto e ristabilisca la stabilità nella regione.
L’offensiva israeliana si concentra principalmente sulla città di Khan Younis, dove si crede si nasconda il pianificatore degli attacchi palestinesi. L’esercito israeliano ha mostrato immagini di una galleria sotterranea scoperta sotto le abitazioni, che sarebbe stata utilizzata come via di fuga e per condurre attacchi.
Nel frattempo, i civili sfollati stanno cercando rifugio a Rafah, mentre le bombe continuano a colpire altre aree della Striscia di Gaza. Netanyahu ha espresso il suo rammarico per le vittime civili a Gaza, affermando che gli israeliani sono stati “disumanizzati” il 7 ottobre, ma ha sottolineato che questo non giustifica la disumanizzazione degli altri.
La situazione rimane estremamente tesa, con la comunità internazionale che continua a cercare una soluzione diplomatica al conflitto in corso. Si spera che le negoziazioni in corso possano portare ad una sospensione delle ostilità e a un ritorno alla pace nella regione.
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