È stata intentata una causa contro la pasta Barilla per prodotti realizzati negli Stati Uniti, non in Italia
Per essere annunciato come “il marchio di pasta n. 1 in Italia”, il famoso marchio di pasta Barilla dovrà affrontare una causa per aver presumibilmente indotto i consumatori a credere che i prodotti realizzati in Iowa e New York siano stati effettivamente realizzati nella patria della pasta, l’Italia.
Un giudice federale lunedì ha respinto la richiesta di Barilla di archiviare una class action che accusava l’azienda di travisare i suoi prodotti. Giudice Donna Rio Ha scoperto che la frase dell’azienda, “il marchio di pasta n. 1 italiano”, potrebbe indurre i consumatori a credere che la pasta sia prodotta in Italia. Oltre alla frase, Barilla presenta i colori verde, rosso e bianco della bandiera italiana sui suoi caratteristici riquadri blu.
Oltre a chiedere al tribunale di impedire a Barilla di utilizzare la somiglianza italiana nel marketing e sul presunto prodotto etichettato erroneamente, i ricorrenti chiedono un risarcimento monetario, sostenendo di aver pagato in eccesso per la pasta.
Barilla nasce come negozio di pane e pasta in Italia, ma ora ha sede in Illinois. Barilla sostiene che il suo marchio viene utilizzato per “richiamare le radici italiane dell’azienda attraverso rappresentazioni generiche del marchio nel suo insieme”, per non fuorviare gli acquirenti.
La decisione del giudice segue una denuncia simile presentata contro i produttori di Texas Pete’s Hot Sauce dopo che un uomo della California ha appreso che il prodotto non è stato effettivamente prodotto in Texas.
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Cosa pretende la causa?
Nella denuncia originale, Matthew Sinatro e Jessica Prost hanno affermato che, a causa del modo in cui vengono pubblicizzati i prodotti dell’azienda, hanno acquistato diverse scatole di spaghetti Barilla e pasta di capelli d’angelo credendo che fossero realizzati in Italia con ingredienti italiani.
La denuncia sostiene che Barilla non utilizza esclusivamente grano italiano nei suoi prodotti e si avvale di consumatori disposti a pagare di più per l’autentica pasta italiana. L’azienda è accusata di utilizzare pubblicità e marketing ingannevoli per far salire i prezzi di Barilla e aumentare i profitti.
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I ricorrenti sostengono inoltre che Barilla gode di un ingiusto vantaggio rispetto a “concorrenti che agiscono lecitamente” a spese di “consumatori non intenzionali”.
Barilla non ha risposto immediatamente alla richiesta di commento di USA TODAY.
Camille Fine è una popolare visual producer del team USA TODAY NOW.
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