Forza di Ibra e limiti AC. Adesso ha dato il via al Colombo, ma a gennaio cerca un altro attaccante
Dieci (e lode) Ibrahimovi, come i suoi gol in sole sei partite di campionato, nelle dieci vittorie del Milan, gli stessi punti di più di un anno fa. Ma cosa succederà ora senza che il mago svedese sarà in grado di schivare “Covid” e tutta la confusione iniziale al riguardo? Questa è la grande domanda che preoccupa i tifosi rossoneri da un lato e incoraggia gli avversari dall’altro. È vero che senza Ibrahimovi il Milan ha battuto Crotone e Spezia, mentre senza Ronaldo la Juventus ha pareggiato solo in Calabria. Ma a prescindere dai diversi spessori del prossimo avversario, a cominciare dal Lille, unica squadra quest’anno a battere il Milan (con Ibra), l’assenza del marcatore al torneo questa volta sarà più lunga. Soprattutto, a differenza di “Covid” che non lascia traccia per i pazienti che non hanno sintomi simili, il danno muscolare è difficile da eliminare. Poi, dopo aver ripetuto i saluti a Boban e Maldini che lo desideravano disperatamente un anno fa, con la tardiva benedizione del Fondo Elliott inizialmente avversario, è necessario sottolineare la maggiore fiducia che i dirigenti rossoneri avevano nei confronti dell’Ibera. Non ci riferiamo alle sue qualità tecniche, né le mettiamo mai in discussione, ma ai rischi a cui sono esposti tutti i giocatori quando raggiungono una “certa età”. C’era una volta, ai tempi di Rivera, quarant’anni fa, il limite fisiologico per tutti era poco più di 30 anni, e infatti il capitano dei rossoneri si arrese a 35 anni, giocando solo 13 delle 30 partite di campionato dell’epoca, una stella nel 1979, proprio perché lo teneva a freno. Dolore costante. Oggi il cap si è spostato ulteriormente, ma basta vedere cosa succede a Chilini, che entra ed esce dalla Juventus a 36 anni dopo il suo ultimo grave infortunio. Ibrahimovi ha festeggiato felicemente i suoi impressionanti 39 anni il 3 ottobre, ma rischia anche di essere fermato come è successo a Napoli, non per contrasto di gioco, ma per comprensibile usura fisica. Tornerà sicuramente in forma e sarà comunque decisivo, ma resta il fatto che Maldini ha sbagliato affidandosi solo a lui in attacco e chi ci segue sa che questo non è il classico e facile “senno di poi”. Il classico attaccante di riserva avrebbe potuto servire, ma non è stato cercato, e l’argomento secondo cui Liao e Ribbich potrebbero giocare d’attacco centrale non è corretto, poiché non sono al centro dell’attacco e non lo saranno mai. In attesa di vedere se a gennaio verrà catturato un attaccante e quale attaccante, il Milan ha ragione a licenziare Lorenzo Colombo, che ha una fantastica possibilità di restare a Milano, senza sparire come Locatelli o Cotroni che erano ancora in azione. Mancini ha insegnato che le giovanili vanno scatenate e così via libera a Colombo che aveva già imparato molto da Ibrahimovic in allenamento, con la certezza che il Milan era cresciuto in questi mesi e non poteva crollare senza il totem. Altrimenti la forza di Ibrahimovic si sposterà improvvisamente ai limiti del Milan e questo sarà pericoloso. Soprattutto pensando al futuro.
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